1-Chiesa Parrocchiale Santa Maria della Speranza-Olmo-Perugia-(Anno 2009)

VIA DON DARIO PASQUINI-OLMO-PERUGIA-SS.MESSE:GIORNI FERIALI ORE 18.00-DOMENICA ORE 9.00-11.00 -PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

2-Chiesa Parrocchiale San Pietro Apostolo-Chiugiana-Perugia - (Anno-1602)

VIA FLEMING-CHIUGIANA-PERUGIA-IN QUESTO PERIODO NON CI SONO MESSE LA DOMENICA-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

3-Chiesa Parrocchiale di San Martino-Fontana-Perugia - (Anno-1163)

STRADA FONTANA-LA TRINITA'-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

4-Chiesa Parrocchiale San Giovanni Battista-Olmo-Perugia-(Anno-)

Non Viene Celebrata la S.Messa- PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

5-Chiesetta della Trinità-Colle della Trinità-Perugia-(Anno-1300)

VIA DELLE ROSE-LOC.FONTANA-CORCIANO-PG-Non Viene Celebrata la S.Messa-PARROCO:DON FABIO QUARESIMA-TEL.0755172106-CELL.3387622916

domenica 24 febbraio 2013

Settimanale "UNO E TRINO" n°8 del 24 Febbraio 2012


sabato 23 febbraio 2013

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini

II DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA (ANNO C)
DOMENICA 24 FEBBRAIO 2013
COLORE LITURGICO: VIOLA
Chiesa Santa Maria della Speranza
Olmo-Perugia


SERVIZIO LITURGICO Ore 8.30

Lettore Monizioni: Giovanna Cusco
Lettore 1 Lettura: Stefano Cusco
Lettore Salmo: Clementina
Lettore 2 Lettura: Giovanna
Vangelo:

SERVIZIO LITURGICO Ore 11.00

Lettore Monizioni: Cristina Rossini
Lettore 1 Lettura: Stefano
Lettore Salmo: Alessandro
Lettore 2 Lettura: Simone
Vangelo:Diacono don Paolo


MONIZIONE AMBIENTALE


Il Signore ci conduce oggi sul santo monte della trasfigurazione per indicarci la meta del cammino quaresimale, per liberarci dalle illusioni del peccato e per farci ritrovare nel suo volto trasfigurato il nostro vero volto di figli di Dio. La Parola del Signore che oggi più che mai siamo invitati ad ascoltare illumina la nostra vita e le tenebre del nostro cuore. Lasciando dietro di noi illusioni e false sicurezze, impariamo a fidarci di Dio come Abramo e soprattutto come Gesù che fidandosi del Padre ha accettato di entrare nella morte con la certezza della risurrezione.

MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA

Dio offre la sua amicizia ad Abramo e stipula con lui un patto.
Abramo accetta l’imprevedibile offerta di Dio e si impegna in una fedeltà fino alla morte, simboleggiata dalle vittime divise.
La stessa alleanza Dio la stabilisce con ciascuno di noi nel battesimo.
Essere credenti significa essere come Abramo, affidarsi contro ogni evidenza alla promessa di Dio, sicuri della sua fedeltà.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA

L’apostolo Paolo ci esorta a prendere sul serio l’alleanza che Dio ha stretto con noi nel battesimo, a vivere con coerenza la vita di figli di Dio. Questo significa imparare a riporre la fiducia e la sicurezza non nei beni, nei piaceri e nei progetti di questo mondo, ma nei beni spirituali e nella volontà di Dio, sull’esempio di Cristo.

MONIZIONE AL VANGELO
Il Signore oggi ci porta sul Tabor per indicarci la meta del cammino quaresimale e della nostra vita. Lì Gesù si trasfigura, apre per un attimo il mistero della sua identità e della sua gloria, mentre è in preghiera. È nell’orazione che avviene la manifestazione di Dio che rivela suo figlio. È lui che deve essere seguito, è lui che deve essere ascoltato. Dopo aver contemplato il vero volto del Cristo scopriremo il nostro desiderio di rimanere sempre con lui.

Calendario Benedizioni alle Famiglie Marzo 2013


domenica 17 febbraio 2013

PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini


I DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA (ANNO C)
DOMENICA 17 FEBBRAIO 2013
 COLORE LITURGICO: VIOLA                               
Chiesa Santa Maria della Speranza                                             
                Olmo-Perugia


SERVIZIO LITURGICO Ore 8.30

Lettore Monizioni: Loredana
Lettore 1 Lettura: Giovanni
Lettore Salmo: Mario Nano
Lettore 2 Lettura: Silvana Conti
Vangelo:Diacono don Paolo

SERVIZIO LITURGICO Ore 11.00

Lettore Monizioni: Letizia Nano
Lettore 1 Lettura: Filomena
Lettore Salmo: Eleonora
Lettore 2 Lettura: Mario Chierico
Vangelo:Diacono don Mario


MONIZIONE AMBIENTALE

La liturgia di oggi ci invita a ripensare le grandi meraviglie della nostra fede e a rinnovare
le nostre scelte per una nuova fedeltà al battesimo.
Lo Spirito conduce Gesù nel deserto.
Lo Spirito conduce noi nel deserto quaresimale; è qui che incontreremo Dio, lasciamoci
dunque condurre per mano. Alla fine del deserto c’è la luce della Pasqua, alla
fine del dolore c’è la gloria della Risurrezione, alla fine della notte della
prova c’è l’aurora della Speranza.


MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA

Ascolteremo la professione di fede dell’ebreo che si reca al Tempio. Egli riconosce ciò che
Dio ha fatto nella sua vita e nella vita dei suoi padri; era errante ed ha
trovato una terra, era schiavo ed è stato liberato. Come per loro, anche per
noi una vita più felice e più vera è cominciata; eravamo morti nel peccato e
Dio ci ha donato la salvezza in Cristo morto e risorto.


MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA

Le prime comunità cristiane professavano la loro fede proclamando con la vita che Gesù,
morto e risorto, è l’unico Signore. È la stessa professione di fede che anche
noi siamo chiamati a fare. In questo tempo quaresimale potremo approfondire la
nostra fede, scoprendo gli ostacoli che ci impediscono di essere fedeli al
nostro battesimo.


MONIZIONE AL VANGELO

Gesù, con la forza ricevuta dal battesimo, dallo Spirito viene condotto nel deserto. Lui non
cede alla tentazione, si lascia alimentare dalla Parola, dal cibo che esce
dalla bocca di Dio. Non si lascia incantare e ingannare dalla potenza terrena
ma, seguendo la via della croce, dice di sì al progetto del Padre. Solo così si
rivelerà pienamente vincitore del demonio. Con Cristo entriamo anche noi nel
deserto dei 40 giorni.

lunedì 11 febbraio 2013

MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2013

Credere nella carità suscita carità: «Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16).






Cari fratelli e sorelle,

la celebrazione della Quaresima, nel contesto dell’Anno della fede, ci offre una preziosa occasione per meditare sul rapporto tra fede e carità: tra il credere in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, e l’amore, che è frutto dell’azione dello Spirito Santo e ci guida in un cammino di dedizione verso Dio e verso gli altri.

1. La fede come risposta all'amore di Dio.

Già nella mia prima Enciclica ho offerto qualche elemento per cogliere lo stretto legame tra queste due virtù teologali, la fede e la carità. Partendo dalla fondamentale affermazione dell’apostolo Giovanni: «Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16), ricordavo che «all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva... Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10), l'amore adesso non è più solo un ”comandamento”, ma è la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro» (Deus caritas est, 1). La fede costituisce quella personale adesione – che include tutte le nostre facoltà – alla rivelazione dell'amore gratuito e «appassionato» che Dio ha per noi e che si manifesta pienamente in Gesù Cristo. L’incontro con Dio Amore che chiama in causa non solo il cuore, ma anche l’intelletto: «Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai “concluso” e completato» (ibid., 17). Da qui deriva per tutti i cristiani e, in particolare, per gli «operatori della carità», la necessità della fede, di quell'«incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall'esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell'amore» (ibid., 31a). Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - «caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14) –, è aperto in modo profondo e concreto all'amore per il prossimo (cfr ibid., 33). Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio.

«La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio per noi e suscita così in noi la vittoriosa certezza che è proprio vero: Dio è amore! ... La fede, che prende coscienza dell'amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore. Esso è la luce – in fondo l'unica – che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire» (ibid., 39). Tutto ciò ci fa capire come il principale atteggiamento distintivo dei cristiani sia proprio «l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato» (ibid., 7).

2. La carità come vita nella fede

Tutta la vita cristiana è un rispondere all'amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci sollecita. E il «sì» della fede segna l’inizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore, che riempie e dà senso pieno a tutta la nostra esistenza. Dio però non si accontenta che noi accogliamo il suo amore gratuito. Egli non si limita ad amarci, ma vuole attiraci a Sé, trasformarci in modo così profondo da portarci a dire con san Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (cfr Gal 2,20).

Quando noi lasciamo spazio all’amore di Dio, siamo resi simili a Lui, partecipi della sua stessa carità. Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente «operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6) ed Egli prende dimora in noi (cfr 1 Gv 4,12).

La fede è conoscere la verità e aderirvi (cfr 1 Tm 2,4); la carità è «camminare» nella verità (cfr Ef 4,15). Con la fede si entra nell'amicizia con il Signore; con la carità si vive e si coltiva questa amicizia (cfr Gv 15,14s). La fede ci fa accogliere il comandamento del Signore e Maestro; la carità ci dona la beatitudine di metterlo in pratica (cfr Gv 13,13-17). Nella fede siamo generati come figli di Dio (cfr Gv 1,12s); la carità ci fa perseverare concretamente nella figliolanza divina portando il frutto dello Spirito Santo (cfr Gal 5,22). La fede ci fa riconoscere i doni che il Dio buono e generoso ci affida; la carità li fa fruttificare (cfr Mt 25,14-30).

3. L'indissolubile intreccio tra fede e carità

Alla luce di quanto detto, risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una «dialettica». Da un lato, infatti, è limitante l'atteggiamento di chi mette in modo così forte l'accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo. Dall’altro, però, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista.

L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. Nella Sacra Scrittura vediamo come lo zelo degli Apostoli per l’annuncio del Vangelo che suscita la fede è strettamente legato alla premura caritatevole riguardo al servizio verso i poveri (cfr At 6,1-4). Nella Chiesa, contemplazione e azione, simboleggiate in certo qual modo dalle figure evangeliche delle sorelle Maria e Marta, devono coesistere e integrarsi (cfr Lc 10,38-42). La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (cfr Catechesi all’Udienza generale del 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola». Non v'è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l'evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell'Enciclica Populorum progressio, è l'annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (cfr Enc. Caritas in veritate, 8).

In sostanza, tutto parte dall'Amore e tende all'Amore. L'amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l'annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensabile contatto col divino capace di farci «innamorare dell'Amore», per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri.

A proposito del rapporto tra fede e opere di carità, un’espressione della Lettera di san Paolo agli Efesini riassume forse nel modo migliore la loro correlazione: «Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (2, 8-10). Si percepisce qui che tutta l'iniziativa salvifica viene da Dio, dalla sua Grazia, dal suo perdono accolto nella fede; ma questa iniziativa, lungi dal limitare la nostra libertà e la nostra responsabilità, piuttosto le rende autentiche e le orienta verso le opere della carità. Queste non sono frutto principalmente dello sforzo umano, da cui trarre vanto, ma nascono dalla stessa fede, sgorgano dalla Grazia che Dio offre in abbondanza. Una fede senza opere è come un albero senza frutti: queste due virtù si implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina.

4. Priorità della fede, primato della carità

Come ogni dono di Dio, fede e carità riconducono all'azione dell'unico e medesimo Spirito Santo (cfr 1 Cor 13), quello Spirito che in noi grida «Abbà! Padre» (Gal 4,6), e che ci fa dire: «Gesù è il Signore!» (1 Cor 12,3) e «Maranatha!» (1 Cor 16,22; Ap 22,20).

La fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infinita misericordia divina verso il prossimo; la fede radica nel cuore e nella mente la ferma convinzione che proprio questo Amore è l'unica realtà vittoriosa sul male e sulla morte. La fede ci invita a guardare al futuro con la virtù della speranza, nell’attesa fiduciosa che la vittoria dell'amore di Cristo giunga alla sua pienezza. Da parte sua, la carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifestato in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli. Infondendo in noi la carità, lo Spirito Santo ci rende partecipi della dedizione propria di Gesù: filiale verso Dio e fraterna verso ogni uomo (cfr Rm 5,5).

Il rapporto che esiste tra queste due virtù è analogo a quello tra due Sacramenti fondamentali della Chiesa: il Battesimo e l'Eucaristia. Il Battesimo (sacramentum fidei) precede l'Eucaristia (sacramentum caritatis), ma è orientato ad essa, che costituisce la pienezza del cammino cristiano. In modo analogo, la fede precede la carità, ma si rivela genuina solo se è coronata da essa. Tutto parte dall'umile accoglienza della fede («il sapersi amati da Dio»), ma deve giungere alla verità della carità («il saper amare Dio e il prossimo»), che rimane per sempre, come compimento di tutte le virtù (cfr 1 Cor 13,13).

Carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo di Quaresima, in cui ci prepariamo a celebrare l’evento della Croce e della Risurrezione, nel quale l’Amore di Dio ha redento il mondo e illuminato la storia, auguro a tutti voi di vivere questo tempo prezioso ravvivando la fede in Gesù Cristo, per entrare nel suo stesso circuito di amore verso il Padre e verso ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra vita. Per questo elevo la mia preghiera a Dio, mentre invoco su ciascuno e su ogni comunità la Benedizione del Signore!

Dal Vaticano

domenica 10 febbraio 2013

Settimanale "UNO E TRINO" N°6 del 10 Febbraio 2013


PILLOLE DI PAROLA a cura di Cristina Rossini

QUINTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
DOMENICA 10 FEBBRAIO 2013
COLORE LITURGICO: VERDE
Chiesa Santa Maria della Speranza
             Olmo-Perugia

SERVIZIO LITURGICO Ore 8.30
Lettore Monizioni: FRancesca Nardi
Lettore 1 Lettura: Mario Nano
Lettore Salmo: Giovanna Cusco
Lettore 2 Lettura: Franca
Vangelo:Diacono don Mario

SERVIZIO LITURGICO Ore 11.00
Lettore Monizioni: Simone
Lettore 1 Lettura: Eleonora
Lettore Salmo: Filomena
Lettore 2 Lettura: Letizia Nano
Vangelo:Diacono don Paolo


MONIZIONE AMBIENTALE

Il tema della vocazione occupa tutta la liturgia della Parola di oggi.
Dio chiama ognuno di noi, in modo diverso, in posti diversi, in condizioni diverse. Comunque ogni chiamata esige una risposta che, nel rapporto con il Signore è assolutamente libera, personale e senza condizionamenti.

La vocazione può nascere nel silenzio e nella preghiera, oppure nel rumore della vita quotidiana, nell’immaturità dell’adolescenza come nell’esperienza della maturità, parte comunque da Dio e, pur essendo personale, ha carattere missionario, annuncia una salvezza a cui tutti gli uomini possono partecipare.Dio esiste per chiamarci, noi siamo convinti veramente che esistiamo per rispondergli?

MONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA

Nell’atmosfera mistica e solenne del tempio di Gerusalemme, mentre inizia la presidenza del culto che prevede il sacrificio e l’incenso, il sacerdote Isaia riceve la vocazione da Dio, chiamata che lo vuole il più grande ministro della Parola della storia del popolo di Israele. E’ Dio stesso che purifica le sue labbra con un carbone ardente santificandolo e rendendolo un uomo nuovo. A questa proposta il profeta Isaia non può che rispondere: eccomi Signore manda me.

MONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA

S. Paolo raccomanda alla comunità di Corinto di mantenere integro il Vangelo così come lui stesso lo ha predicato. Anche lui ha trasmesso quello che ha ricevuto dalla Tradizione che passando per gli apostoli risale a Cristo stesso. L’ultimo fra tutti, quello che nemmeno sarebbe dovuto nascere alla grazia, così si definisce Paolo, è convinto che solo la Grazia lo ha salvato e lo ha illuminato in tutta la sua missione.

MONIZIONE AL VANGELO

Siamo sulle rive del lago di Tiberiade, all’alba, dopo una notte di pesca assolutamente infruttuosa. Nel pieno della delusione di Pietro e dei suoi colleghi arriva Gesù, con la forza della sua Parola li invita, quasi li costringe a rischiare e a ritornare in mare. Sembra che i pesci si diano convegno nelle povere reti, quasi da arrivare a romperle. Da questa irruzione potente di Dio parte la vocazione e, di seguito la missione per quello che diventerà il pescatore di uomini, simbolo della Chiesa intera.

domenica 3 febbraio 2013

Settimanale "UNO E TRINO" n°5 del 3 Febbraio2013


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